Consiglio Comunale | |||||||||||||
Consiglio Comunale venerdì 25 gennaio 2002 | |||||||||||||
Restauro del cimitero delle Vittime del Vajont
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Il nostro principale intervento Il
cimitero delle vittime di Fortogna è un monumento alla pietà e alla
memoria perenne dell’Evento Il
confronto sulla ristrutturazione del cimitero delle vittime del Vajont di
Fortogna ci impone di riportare alcuni passaggi delle linee guida del
progetto di ristrutturazione del gennaio 1997 elaborate dall’allora
progettista incaricato arch. Migotti, in sinergia con i gruppo di lavoro
“della Memoria” e fatte proprie dall’allora Amministrazione
Comunale. In
e in particolare alcuni passaggi della relazione frutto del profondo
pensiero di don Giuseppe Capraro riferita “al Valore della Memoria”: Porre
un segno concreto di un Evento avvenuto anni fa,
che tende a perdersi nei meandri
del passato è un impegno civile per quanti hanno a cuore le sorti della
loro comunità di appartenenza e delle generazioni future, di fronte alle
quali siamo tutti responsabili. Se la sepoltura dei defunti è un atto di
pietà nei loro confronti e un segno concreto di fede in una esistenza
altra, che si estende verso orizzonti trascendenti, il tenere viva la
memoria arricchisce l’esperienza di quanti hanno ricevuto da loro gli
elementi fondamentali dell’esistenza umana, fisica, culturale, sociale e
spirituale. Il
richiamo ai valori perenni che viene dal cimitero di Fortogna è una
risorsa culturale da non sciupare. Esso
è chiamato a diventare non solo luogo di devozione per i defunti, ma
anche un’area di riposo spirituale per i vivi, che possono trovare in
esso spazi attrezzati per la riflessione e la meditazione. Una
sosta in un’area così densa di significato come il cimitero delle
vittime del Vajont consente di affrontare gli impegni quotidiani con
un’energia nuova, più pura e più ricca. Sulla
sua caratteristica affermava Giacchè
il dovere della memoria e della riflessione prevale su altre
considerazioni logistiche, è opportuno che lo spazio sia tale da
consentire, anche visivamente, la percezione delle dimensioni della
tragedia. Il valore simbolico di un manufatto è infatti affidato in modo
prevalente alla sua articolazione geografica e alla sua struttura
architettonica. Sulla
dimensione comunitaria della tragedia A
questo punto, per non perdere la memoria, va sottolineato in modo più
esplicito il legame comunitario che affratella tutte le vittime del Vajont. Ricordare
ogni vittima con un cippo su cui è scolpita una croce, come è previsto
nel progetto, non significa appiattire nell’anonimato il cimitero di
Fortogna, ma esaltarne quella che in termini cristiani si definisce la
comunione dei santi e in termini profani la dimensione comunitaria della
tragedia. In
tal modo ogni visitatore avrà l’opportunità non solo di percepire la
dimensione immane della tragedia, ma di sentirsi coinvolto emotivamente
nell’affetto per gli scomparsi, che sarà indotto a considerare come
gente sua. Del resto il disastro del Vajont non riguarda solo la piccola schiera di superstiti, che l’hanno vissuto in prima persona, ma è patrimonio universale di sofferenze, di sacrifici, ma anche riscatto e di ricostruzione, che appartiene alla storia a alla cultura di tuta l’Italia e, perché no, del mondo intero. Sul
piano “strutturale”, parte redatta dal progettista, le linee guida
affermavano che la “sintesi storica” della memoria veniva racchiusa
nei “tre monumenti del Vajont”
Tre
simboli strettamente correlati e necessariamente destinati alla storia,
che terranno nel tempo viva la memoria e saranno motivo di
riflessione, di testimonianza, di conoscenza, di monito, di unione, di
raccoglimento spirituale, di sentimenti intimi ed intensi. Con
tali considerazioni risolvere l’aspetto monumentale, di cui necessita il
cimitero vittime Vajont, risulterebbe evidentemente riduttivo, perciò è
sorta la volontà di studiare un intervento più globale che rispetti e
valorizzi i contenuti di monumentalità anzi detti. Sul
piano progettuale si affermava Il
progetto deve tendere alla valorizzazione ed esaltazione del “senso di
sacralità”, un senso di sacralità espresso anche attraverso la qualità
del paesaggio progettato, dove la natura deve fare da scenario ad una
monumentalità diffusa, dove il controllo della semplicità e la qualità
delle sepolture debbono far percepire istantaneamente la angosciante
dimensione della tragedia vissuta ed ivi ricordata. E’
quindi indispensabile un ampio spazio che raccolga le spoglie di 2000
morti innocenti o quanto meno ne ricordi uno per uno il sacrificio Il
nuovo muro di cinta sarà quindi lo strumento per racchiudere e separare
il “mondo della memoria” dal mondo esterno, non però per nascondere
la morte, ma per difendere e proteggere il visitatore e consentirgli di
immergersi nella sacralità del luogo e nella riflessione che ne consegue. Nello
specifico venivano delineate alcune scelte: Il
verde si sostituirà al freddo biancore in ghiaino dei campi di
inumazione, mentre il viale principale, il sagrato della chiesetta, i
percorsi interni saranno pavimentati, cercando di mantenere continuamente
un rispettoso contatto con la natura capace di trasmettere al luogo un
senso di pace, di quiete, di raccoglimento e di meditazione. Tutta
l’area adiacente ai campi di sepoltura sarà curata modellando
leggermente il terreno ed attraversata da percorsi segnati nel verde ed
arricchiti da piantumazioni di siepi e alberi di varie specie, tali da
assicurare una scenografia naturale e costante e mutevole nel susseguirsi
delle stagioni. L’ingresso
del cimitero verrà spostato verso l’ampio parcheggio in conseguenza
all’ampliamento dei campi di inumazione, ma anche per raggiungere la
zona delle sepolture attraverso un breve percorso di preparazione
spirituale. La
chiesetta verrà ampliata e dalla stessa si potrà accedere, attraverso il
“memorial” delle famiglie perite nel disastro ad una sala mussale dove
saranno raccolti i documenti della storia del cimitero, dal suo inizio, ai
momenti più significativi, alla catalogazione di tutte le attuali croci
con nome, fotografie, lapidi a ricordo dei defunti, lapidi commemorative e
tutto ciò che sarà rimosso o modificato. Nel
contempo il proficuo lavoro dei gruppi “della memoria” determinò
inoltre la necessità: §
di
ridare dignità a quello che venne definito “il ricordo degli affetti”
e cioè alle lapidi con foto e non sia collettive sia individuali, che nel
“valore della comunione di tutte le vittime nella tragedia” non
potranno più essere presenti., e avvio concludendo il censimento
fotografico di tutte le lapidi presenti nel cimitero; §
di
avviare subito la realizzazione dell’elenco virtuale di tutte le vittime
del Vajont , e quindi ci si attivò subito per la realizzazione del
programma informatico “La memoria delle Vittime del Vajont” che una
volta realizzato consenti l’attivazione della prima fase nell’ottobre
del 1998 e successivamente la collocazione nell’apposita sezione del
nuovo sito internet nella primavera del 1999. §
Di
inquadrare l’intervento nel contesto del luogo rielaborando non solo le
linee del cimitero ma anche tutta la fascia del territorio che dal
cimitero frazionale va sino alla strada parallela alla ferrovia,
caratterizzandola quale luogo di incontro frazionale e di filtro
“naturale”. Un
lavoro comunque a più mani che era passato anche attraverso
il serrato confronto con i cittadini nelle varie riunioni e
che alla fine aveva consentito di definire e fissare la filosofia dei
“quest’opera”. Quanto
di questo sforzo corale ritroviamo in questa proposta ? Nelle
sue linee essenziali il progetto può considerarsi una continuazione della
filosofia elaborata dal lavoro del progettista e dai gruppi di lavoro
mediati attraverso il confronto con la popolazione tutta e con i cittadini
di Fortogna in particolare. Rimangono
altresì confermate alcune scelte fondamentali: -
ampliamento cimiteriale per accogliere le testimonianze di tutte le
vittime (ampliamento che da una analisi veloce si colloca, in termini di
grandezza tra la prima soluzione “Migotti” e la seconda frutto del
confronto con la gente); -
mantenere il sito delle attuali sepolture; -
sostituzione delle attuali croci con un cippo per tutti uguale; -
sistemazione a prato con alberature di tutta l’area dei campi di
inumazione; -
la sezione mussale e nuovo memorial , anche se su nuovo edificio -
area nell’ingresso per un monumento ai soccorritori o sarebbe
meglio alla solidarietà?; Conveniamo
anche sulla proposta della previsione di un edificio d’ingresso definito
“portale” quale filtro tra interno ed esterno e luogo per la
predisposizione del museo e del memoriale. Mentre
ci trovano perplessi alcune proposte: -
la previsione delle colonne di “transizione” e del porticato
che se vuole essere di mascheramento del cimitero frazionale certamente
preclude la visione complessiva del cimitero venendo, cosi meno la
percezione della dimensione della tragedia costituita dalla distesa quasi
senza soluzione di continuità dei cippi e opportuno non prevederla; -
la collocazione simmetrica del verde mal si concilia con una
armonizzazione naturale è preferibile prevedere un disegno più naturale
“giardino all’inglese” con le piantumazione di alberature “alte”
più sul limite del cimitero sempre per non limitare la visione di
insieme; -
la “figura” del portale che oltre
ad alcuni aspetti a nostro avviso non funzionali (spazio
disponibile), risulta troppo imponente, non congeniale al luogo e non
conciliabile al nostro territorio, dovrebbe essere ridimensionata e
ridisegnata secondo tipologie meno impattanti. La costruzione deve servire
si da filtro, ma in modo delicato se possiamo dire;
“silenzioso”; -
il disegno del perimetro con questa sua voluta circolarità rischia
di caratterizzare troppo il luogo come “contenitore” e non ce ne
vogliano i progettisti, ma alla lunga magari banalizzarlo, senza contare
che mal si concilia con il contesto territoriale diventando per certi
versi “oggetto estraneo”. Riteniamo che una rimodellazione
“irregolare” del muro verde più
si possa conciliare con il contesto e con le richiamate sinuosità della
diga e della Chiesa del Michelacci che propriamente circolari non sono. -
Nell’insieme la realizzazione con la sua conformazione
planimetrica “circolare” e con alcune caratterizzazioni
“porticato” e “portale” non ci convince pienamente sulla visione
del cimitero “monumento”
, ne si connota piuttosto come luogo “artificiale”, dove la sacralità
del luogo non viene percepita e quindi non “vissuta” dal visitatore.
Il visitatore a nostro avviso non deve essere catturato dal contenitore,
ma dal contenuto dal messaggio che questo trasmette. Deve essere preso
dall’esperienza della lunga teoria di vittime, percepire che ognuna di
queste aveva una sua particolare e grande personalità e significato
piuttosto che dalle forme ardite, tecnologiche del contesto
architettonico: Inoltre
“il senso del luogo” fondamentale requisito dell’intervento non ci
pare raccolto e in questo senso credo che le responsabilità siano
dell’Amministrazione che ha commissionato un intervento avulso dal
contesto circostante senza considerare sia le necessità della frazione,
del comune nel suo complesso, ma innanzitutto del cimitero stesso, che
cosi si trova “isolato” , quasi un fatto a se stante. Riteniamo
doveroso ripensare il contesto per affermare sia la dignità
della sacralità del luogo, sia per nobilitare e dare dignità alle
pertinenze del cimitero e alle attività che vi si svolgono. Ora
se la proposta presentata è la base di un confronto dove alcune questioni
generali e di dettaglio possono essere messe in discussione, rielaborate o
confermate noi come gruppo di minoranza ci si sente quanto meno idealmente
erede della ”filosofia originaria”, aderiamo alla proposta che
in questo caso diventa “idea in discussione” .In caso diverso potremmo
maturare altre posizioni. Avendo avuto assicurazione dal Sindaco che il progetto è aperto al confronto e quindi suscettibile di modifiche il Gruppo dichiara il proprio orientamento favorevole
Cronaca
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